Può il design oggi unire le persone e mettere in circolo la dignità del lavoro?
Simona Giovannetti, anima creativa di Dampaì, e l’ex direttore del carcere di Porto Azzurro Francesco D’Anselmo nel 2017 hanno dato vita ad un progetto che travalica l’interesse commerciale e si fa impresa sociale, perché mette al centro le relazioni tra persone, che insieme realizzano oggetti dalle linee fortemente caratterizzate.
Dampaì da sempre inserisce temi d’attualità e azioni fuori dagli schemi produttivi classici nelle sue creazioni, facendo spesso parlare di sé. È così che dal 2017 Dampaì ha trasferito il suo magazzino all’interno della Casa di reclusione ‘Pasquale De Santis’. Da questa esperienza è maturata l’idea di aprire un vero e proprio laboratorio di produzione artigianale. Due detenuti sono stati scelti sia per gestire il magazzino che per realizzare i nuovi accessori moda. Il primo prezioso frutto di questo delicato lavoro di squadra è stato la messa in commercio nei Dampaì Stores dell’isola d’Elba di modelli di borse interamente confezionate all’interno del carcere come la Two una borse a mano/tracolla in gomma espansa, la borsa in gomma Lilly che è trasformabile in zaino, o tutti i modelli Plautilla n°1, Plautilla n°2, Plautilla n°3 e la Pouch, il Portacellulare sempre in gomma, e tutti i Cestoni da casa in pelle rigenerata o in gomma.
Ma c’è di più, il progetto “Ventosa (di vento)”.
Una borsa in pelle realizzata a mano, con grandi cuciture in pelle e in diversi colori che il cliente può scegliere, con l’aiuto di simulazioni computerizzate, tra più soluzioni. Attraverso il nostro shop online (www.dampai.it), una volta scelta la propria combinazione e conosciuti i tempi di realizzazione, il cliente può ordinare la propria borsa personalizzata ed un detenuto la produce appositamente per lui. Questa filiera di produzione permette di realizzare borse dalla foggia unica perché personalizzata e, soprattutto, permette un vero e proprio scambio tra cliente e detenuto.
Obiettivo: ridurre il profondo sentimento di isolamento del detenuto attraverso una sorta di abbattimento di barriere psicologiche tra il dentro e il fuori.
VENTOSA (di vento)
Zhang sta scontando la sua lunga condanna nel carcere di Porto Azzurro, all’isola d’Elba dove vivo.
Io disegno borse e accessori moda/design. La Dampaì srl è la mia azienda.
Il magazzino dell’azienda è all’interno della struttura carceraria dove, nel 2017, ho incontrato per la prima volta Zhang.
Zhang ha scontato già gran parte della sua pena e pertanto a, seguito di un contratto di lavoro, può uscire dal carcere.
Ho assunto Zhang nella primavera del 2018 e, da allora, si occupa della gestione del magazzino e del rifornimento esterno ai Dampaì Stores presenti sull’isola d’Elba.
Zhang non ha la patente e non può guidare il mio furgoncino aziendale, così abbiamo comprato una bicicletta elettrica perché possa effettuare i rifornimenti più vicini.
Le prime due volte che Zhang è uscito in bicicletta, ha preso la febbre.
“Ma come Zhang! Grande e grosso come sei, e prendi la febbre?” domando io.
“Non ero più abituato al vento” risponde lui.
Testo di Claudia Lanzoni