C’era una volta Peace & Love
Si può leggere come la rappresentazione stilizzata di un amplesso e per questo negli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso fu adottato dagli hippies – i “figli dei fiori” – per sposare uno slogan divenuto leggendario e universale: “Fate l’amore non la guerra”. Il simbolo della pace e della fratellanza, creato dal disegnatore inglese Gerard Holtom nel 1958, ha accompagnato per oltre un decennio le manifestazioni per il disarmo nucleare e l’antimilitarismo, culminate nei movimenti di protesta contro la guerra in Vietnam. Nell’agosto del 1969 un campo di fieno di seicento acri nei dintorni di Bethel, cittadina rurale dello stato di New York, ospitò il Festival di Woodstock, l’evento musicale più famoso di tutti i tempi. Tre giorni di pace, amore libero, musica rock – e tanta pioggia – a cui parteciparono cinquecentomila giovani e gli artisti più influenti dell’epoca, da Joan Baez a Janis Joplin, da Jimi Hendrix a Joe Cocker, dai Jefferson Airplane a Crosby Stills Nash & Young. Durante i “tre giorni che hanno cambiato il mondo” quel marchio scarno e minimalista apparve ovunque, sui volti e i corpi di ragazzi e ragazze, sui jeans e le T-shirt, sui manifesti, i palchi, gli striscioni e i furgoncini Volkswagen della Flower Power (“mettete dei fiori nei vostri cannoni”), icona on the road di un’ideologia fondata sull’uguaglianza, il rispetto, la non violenza. Un cerchio e tre linee, what else? Un distillato di purezza e semplicità che abbiamo voluto dipingere di giallo, il colore della luce e dell’attenzione, della saggezza e della speranza. Affinché “Peace & Love” e il suo tatuaggio sprigionino ancora la loro forza gentile e non siano soltanto un ricordo.
testo di Marco Tenucci