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La storia e le biografie mi hanno sempre appassionata. Le fonti di ispirazione per i miei progetti, che siano di architettura o di design, sono spesso figure di donne. Le loro vicende parlano di talento, visionarietà, nuovi linguaggi e quasi totale assenza di riconoscimento sociale. Da qualche anno, ho deciso di legare, in maniera diretta, la mia progettazione alla loro memoria. I nomi degli oggetti di design Dampaì da indossare sono un tributo alle personalità femminili che sento più vicine a me.
Una di queste è la designer e architetta Lucia Morozzi Bartolini del gruppo Archizoom
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Archizoom, 1968. Da sx, Andrea Branzi, Gilberto Corretti, Paolo Deganello, Massimo Morozzi, Dario e Lucia Bartolini. Photo © Studio Branzi
A Lucia
Lucia Morozzi Bartolini nel 1968 si unisce con il marito Dario al gruppo degli Archizoom che è fondato a Firenze nel 1966 da Andrea Branzi, Gilberto Corretti, Paolo Deganello e Massimo Morozzi. Il gruppo rimane una delle voci più autorevoli dell’architettura radicale*.
Archizoom
Gli Archizoom abbracciano molti settori della creatività e della progettazione, dal disegno di oggetti, all’abbigliamento, dal design del mobile alle grandi proposte a scala urbana. Interpretano gli ideali di una generazione che crede in una umanità liberata dai vincoli dell’architettura e lotta. Affermano concetti culturali alternativi, sperando in uno stile di vita anticonformista e di totale libertà. Il gruppo incarna l’idea di un’architettura e di un design policromi e festosi, definibili come “pop”.
Superonda, Safari e Mies Chair
E percorrendo le linee del pop, con il desiderio di stimolare la creatività e la fantasia individuale, nascono le creazioni spesso provocatorie come i celebri divani Superonda e Safari per Poltronova e la Mies Chair, in aperto contrasto con le teorie allora in voga del funzionalismo.
Grey Room
Alla mostra tenutasi al MoMA di New York nel 1972 “Italia: il nuovo paesaggio domestico” gli Archizoom preparano la installazione Grey Room , un ambiente animato dalla voce di una donna che descrive una bella casa colorata, all’interno della quale non ci sarebbero ostacoli allo spazio.
Il design diventa quindi un manifesto e si avvicina all’approccio artistico…
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Divano Superonda per POLTRONOVA 1967
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Divano Safari per POLTRONOVA 1966
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Mies Chair per POLTRONOVA 1969
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Grey Room – Installazione al MOMA di New York 1972
«vestirsi è facile perché l’eleganza è morta».
La prima indagine sull’abito inteso quale elementare forma di habitat umano è dello stesso periodo e da questo concetto scaturisce la collaborazione con Fiorucci: è il progetto “Vestirsi è facile” (Dressing Design), presentato alla XV Triennale di Milano.
Il gruppo si scioglierà nel 1974.
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Dressing Design. Foto di Olivieri Toscani del 1972
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Dressing Design. Foto di Olivieri Toscani del 1972
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Borsa grembiule Lucia Morozzi Bartolini, presentata nel 1973 a Palazzo Strozzi nel 2017 alla mostra “Utopie Radicali: oltre l’Architettura. Firenze 1966/1976” – foto © Inexhibit
Vestirsi è facile (dressing design)
Tratto dal blog: https://bau-house.blogspot.com/2015/07/vestirsi-e-facile.html
Era il 1971. È impossibile affidare l’origine di un’idea ad un membro, lavorando in un gruppo e a distanza di più di quaranta anni. Ma questa volta è più facile: Lucia era l’unica fra noi abile a cucire e che iniziò per prima. Altri ci lavorarono intorno e ognuno portò del suo e così nacque “Vestirsi è facile” (Dressing Design).
Perché “facile”?
Perché era il nocciolo duro della filosofia di progettazione del gruppo: la creatività è dono diffuso, liberiamola dalla stupida pretesa di farne il privilegio di pochi. Le consuetudini della moda non ci soddisfacevano: perché indossare gli abiti per soddisfare l’etichetta di esigenze e di occasioni imposte dalla società? Perché non posso vestirmi come mi pare. Perché non posso vestirmi in ragione del mio umore e del mio personale voler apparire? Queste idee erano condivise nel gruppo.
La semplicità ed il coraggio
Lucia applicò al suo modo di vestire le altre filosofie a noi comuni: la semplicità, l’eliminazione delle procedure complicate, la freschezza di pensiero, ed infine il coraggio. Fu prodotto un sistema di taglio e cucito e fu illustrato con disegni e filmati. Vogue ne fece un’articolo fotografato da Oliviero Toscani e lanciò pubblicamente l’idea. Cercammo e trovammo uno sponsor disposto a finanziarlo: si prestò Elio Fiorucci che, a Milano, aveva aperto un negozio di moda e varia umanità e che condivise l’idea. La presentò a “Mare moda Capri” che si tenne a Capri in quell’estate.
“Mare moda Capri”
Avevamo due biglietti per partecipare a quell’evento ed eravamo una decina. “Nessun problema”, dissero gli amici napoletani che ci affiancavano. Studiarono il posto e trovarono un punto in cui la villa, dove doveva avvenire la manifestazione, comunicava in modo discreto e non sorvegliato con l’esterno. In quel esatto punto, i primi due si sarebbero recati per consegnare i biglietti ad altri due e così via. Entrammo tutti. Le indossatrici sfilarono di corsa e al ritmo di una musica rock. “Vestirsi è facile” apparve così inconsueto e, forse, indiscreto e, credo, che pochi riuscirono a capire cosa le indossatrici portassero addosso.
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Lucia e Dario nel giorno del loro matrimonio quando indossavano il regalo di Archizoom: due cappelli/mitria che dovevano suonare ed emettere luce nell’incastrarsi, .
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Sfilata “Vestirsi è facile” a Mare Moda Capri nell’estate 1971
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Sfilata “Vestirsi è facile” a Mare Moda Capri nell’estate 1971
*L’architettura radicale è un movimento sperimentale che si sviluppa in Europa negli anni 1960-1975 circa. Il movimento racchiude una serie di esperienze avvenute in vari campi disciplinari che hanno in comune la necessità di rompere con la disciplina progettuale e funzionale portata avanti negli istituti universitari.